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Emilio Gola

PH_Alberto Nidola_

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EMILIO GOLA

Milano — 1994
Vive e lavora a Milano.

 

La pratica pittorica di Emilio Gola si è sviluppata in modo naturale. I corpi si intrecciano, si mescolano e si sciolgono alla ricerca di un equilibrio, assumendo pose informali e disordinate in un continuo scambio di ruoli. Il disegno dal vero è il paradigma dei suoi dipinti, capace di cogliere tutta la libertà concessa ai modelli durante la posa. Lasciando che siano gli altri a giocare, con la sola intrusione dell’occhio dell’artista che disegna sulla tela, le scene prendono vita tra preziosi contrasti fra gioco e noia.

 

Il lavoro di Gola inizia sempre con il disegno dal vero in studio. Solo dopo questa fase, in cui traccia le linee di forza e costruisce la composizione, applica la materia pittorica. I corpi degli amici creano costellazioni temporanee che si riformulano di continuo in cerca di un equilibrio o di un centro di gravità. Talvolta la figura è singola, senza che ciò sfoci mai nel ritratto. Il punto di vista è sempre anomalo, quasi rialzato, e i personaggi sono generalmente raffigurati rovesciati o a testa in giù. È un mondo giovanile che sembra uscito direttamente da un album di qualche gruppo Britpop di qualche anno fa, con un tocco di nostalgia e qualcosa di malinconico.

Le tele sono popolate da un ricco repertorio di oggetti — libri (tantissimi), caramelle, fiori, matite, biscotti della fortuna — che diventano materiale pittorico fondamentale, così come i tessuti si trasformano in pattern astratti o decorativi tra cui le figure posano. I dipinti di piccolo formato, invece, si concentrano spesso sui dettagli, dove le scarpe assumono di frequente il ruolo da protagoniste: un oggetto per il quale Gola sembra avere una particolare predilezione.

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